LA STANZA DI JACOB di Virginia Woolf
Progetto di ricerca: “Dalla Letteratura al Teatro”.
“I figure that the approach will be entirely different this time: no scaffolding; scarcely a brick to be seen; all crepuscular, but the heart, the passion, humour, everything as bright as fire in the mist”.
Così scrive Virginia Woolf nel suo Diario il 26 gennaio 1920 riferendosi al suo terzo romanzo, il romanzo della “svolta”, “La stanza di Jacob”, appunto. Nessuna impalcatura, scrive, appena un mattone della struttura narrativa deve esser visto ma solo il cuore, solo la passione, tutto ciò che possa esser come la luce di un fuoco nella nebbia, in questo scritto, deve poter apparire. E mantiene la sua parola, la grande scrittrice.
La messa in scena segue il solco tracciato dalla ricerca del Teatro delle Bambole, che vuole entrare, così, nel profondo senso di opere letterarie (e nelle biografie dei rispettivi scrittori) che hanno mutato il modo di concepire il romanzo o il racconto, facendo delle loro opere un punto fermo da cui si propagano forme significanti di inestimabile valore. Nella messa in scena, noi, possiamo seguire lo spirito di Jacob – una intera generazione di giovani che si confronteranno con i drammi della Prima Guerra Mondiale – in movimento attraverso una natura splendida, fatta innanzitutto di colori che si imprimono nella memoria e si mescolano tra loro originando energie vibranti sottopelle, dove la natura umana si integra mirabilmente con quella selvatica, in un continuo andirivieni di gesti poetici, mitologici, leggendari che faranno di Jacob il muto eroe della modernità, in bilico tra il fulgido coraggio e il rammarico della sua assenza.
Recensioni:
Emila Brescia e Manuela Bellomo
LA STANZA DI JACOB di Virginia Woolf
Con Federico Gobbi.
Regia di Andrea Cramarossa.
Casa Madre: Teatro delle Bambole.
Progetto di ricerca: “Dalla Letteratura al Teatro”.
Col sostegno di OTSE - Officine Theatrikés Salento Ellàda.
BESTIA DA STILE
Canto della Parola: Pier Paolo Pasolini.
Canto della Messa in Scena: Andrea Cramarossa.
Casa Madre: Teatro delle Bambole.
Come suggerisce Carmelo Alberti, “Bestia da stile”, è un esperimento di teatro totale, una forma-dramma che si muove tra coordinate multiple tra mito e contemporaneità, tra vita poetica e storia delle società, tra soggettività e populismo.
Il dramma segue le vicende del giovane studente di filosofia Jan Palach, il dissidente cecoslovacco che il 16 gennaio 1969 nella piazza San Venceslao di Praga si diede fuoco per protesta contro l’invasione sovietica, che aveva posto fine il 20 agosto del 1968 alla stagione riformatrice della “Primavera di Praga” di Alexander Dubček. Dopo un’agonia di tre giorni, in cui Palach rimase lucido in mezzo ad atroci dolori, si celebrarono i funerali, seguiti da 600.000 persone.
Nella messa in scena del testo pasoliniano curata da Andrea Cramarossa, la figura di Jan Palach prenderà particolare spessore, al di là delle parole del testo, riemergendo da una memoria lontana e da una sepoltura quotidiana degli afflati di insurrezione e di lotta per la libertà, quella forza idealista che spinge a trasformare il nostro corpo in fuoco, a cambiarsi d’abito, passando, trasfigurandosi, in altro elemento fisico, perdendo fisicità materica per acquistarne una immortale.
Recensioni:
BESTIA DA STILE
Canto della Parola: Pier Paolo Pasolini.
Canto del Popolo: Emilia Brescia, Giovanni Di Lonardo, Rossella Giugliano, Federico Gobbi,
Caterina Orlando, Domenico Piscopo, Ilaria Ricci, Maurizio Sarni.
Canto delle Vesti: Silvia Cramarossa.
Mascheratopia: Federico Gobbi.
Disegno Luci: Roberto De Bellis.
Canto della Messa in Scena: Andrea Cramarossa.
Casa Madre: Teatro delle Bambole.
Progetto di ricerca: Nella Terra di Mezzo – IV approdo. Le parole di Pasolini.
In collaborazione con OTSE - Officine Theatrikés Salento Ellàda.
CENERE di Grazia Deledda
Progetto di ricerca “Dalla Letteratura al Teatro”.
Tre spettacoli per Michele Lamberti.
Una storia fatta di odori e di sensi di un corpo che cerca di ricomporre i tasselli di una esistenza frantumata.
Il giovane Anania, abbandonato dalla madre Olì in tenera età, trascorrerà gran parte della sua gioventù, alla ricerca di quella madre che, per necessità, ha dovuto disfarsi di un fardello troppo pesante e al quale non avrebbe potuto garantire alcuna forma di sussistenza. Il giovane segue le tracce odorose, il suo istinto, come un segugio con la sua preda, attraversando il pianeta selvaggio e quello civilizzato, trasportandosi dalla realtà periferica del mondo civile a quella centrale, cittadina, dove tutto è in movimento e dove questo movimento, a sua volta, muove le cose, le esistenze e ne determina anche la sorte. L’ostinazione di un figlio che vuole sua madre non più come entità assente nella propria vita, condurrà il suo peregrinare fin sulla soglia del parossistico desiderio di morte che si rifletterà tutto sul corpo vecchissimo e sterile della madre, ossia il suo difficile calarsi in un presente che è solo polvere.
CENERE di Grazia Deledda
Progetto di ricerca “Dalla Letteratura al Teatro” - Tre spettacoli per Michele Lamberti
Aiuto regia Federico Gobbi
Costumi Silvia Cramarossa / Audio e luci Marco Silvani / Foto di scena Giovanni Scelpio
Documentazione Maria Panza
Per la lingua sarda Rita Branca / Per la lingua tedesca Vanja De Rita e Domenico Mugnolo
Regia Andrea Cramarossa
Casa Madre Teatro delle Bambole
Con il sostegno di Diesis Teatrango e MAT – Movimenti Artistici Trasversali
IL CASTELLO
Progetto di ricerca: "Dalla Letteratura al Teatro".
Omaggio a Italo Calvino.
Un viaggio letterario e visionario in una sensibilità d’immaginazione immaginata lungo il sentiero di secoli di preveggenza, di misteri, di labirintiche e tortuose analogie tra l’irrisolto umano e l’adulta ipertrofia di un mondo immaginario. Si scoprono così, attraverso le opere di Italo Calvino, le mille possibilità del vagare tra i labirintici corridoi della fantasia letteraria alla ricerca della soluzione ai rebus combinativi delle narrazioni, bivi continui con conseguenti, infinite, soluzioni, invenzioni, diremmo, così stimolanti per chi voglia avventurarsi nel cosmo inatteso e precipitato della combinazione di eventi.
Il Castello vuol essere un omaggio, dunque, al famoso scrittore italiano, pur non ispirandosi da alcuna sua opera in particolare, vuol prendere in prestito l’amore per la sperimentazione, la scrittura, forse, un po’ fine a sé stessa, un rimando continuo all’avventurosa voglia di trasgressione, l’amore conciliante per i pensieri lambiccanti. Restare dentro un movimento circolare e vorticoso, come a volersi friggersi il corpo su un rovente crogiolo, per poter scoprire, amorevolmente, la passione totalizzante per la leggerezza.
Recensioni:
IL CASTELLO di Andrea Cramarossa
(Progetto di ricerca: “Dalla Letteratura al Teatro”)
Omaggio a Italo Calvino.
Con: Giovanni Di Lonardo, Rossella Giugliano, Federico Gobbi, Pierpaolo Vitale.
Regia: Andrea Cramarossa.
Casa Madre: Teatro delle Bambole.
LA MITE
dall’omonimo racconto di Fëdor
Michajlovič Dostoevskij
Guarda il video del
trailer
L’ostilità e l’avversione di Dostoevskij verso ogni tipo di spiegazione logica, psicologica o sociologica rispetto agli avvenimenti che si verificano dentro e fuori l’animo umano, è ben nota e
nel racconto “La mite”, tale disposizione mentale si manifesta esemplarmente e grandemente per lasciare spazio ad una concezione tragica e un significato filosofico dell’essere umano e del suo
mondo. La protagonista della storia, la mite del titolo, si trova a raccontarsi per bocca d’un marito che non si dà pace, mentre resta proprio lì, nei pressi di quei due tavoli da soggiorno
avamposti d’un ozio in spregio ad una luna di miele mia celebrata e sempre agognata, sperata, declamata. Tante domande senza risposte, una ad una in schianto contro lo sguardo di “severa
meraviglia” che ha dissolto il loro amore di marito e di moglie, sposi per “caso” e per “istanti”, adoranti del corpo dell’altro in tempi asincroni, assieme all’insostenibile spazio lasciato
inabitato dalla moltitudine di parole stracciate e appese nell’atrio d’una taciuta vergogna: l’inutile tormento d’un arrogante silenzio.
Recensioni:
Lavinia Laura Morisco
Dalila Bellacicco
Italo Interesse
LA MITE - dall’omonimo racconto di Fëdor
Michajlovič Dostoevskij
Canto della scena: Federico Gobbi
Canto
delle vesti: Silvia Cramarossa
Canto delle dinamiche di palco: Sebastiano Pirillo
Canto delle videovisioni: Zerottanta Produzioni
Canto delle relazioni: Fabio Zerbinati
Canto della documentazione: Maria Panza
Canto dell’adattamento del testo, allestimento e regia: Andrea
Cramarossa
Casa Madre: Teatro delle Bambole
IFIGENIA - SUA FIGLIA
Liberamente ispirato a “Ifigenia in Aulide” e (in sospensione) “Ifigenia in Tauride” di Euripide.
Riscrittura e cura della drammaturgia moderna:
Andrea Cramarossa.
Il tradimento di Agamennone, ossia l’inganno attuato dal padre nei confronti della figlia, è una deflagrazione nei corpi di Ifigenia e di Clitemestra, ma anche di Achille e di Oreste e di Elettra. Cosa accade nel corpo di Ifigenia esattamente? Quali parole sovvertono il movimento interiore che, fino a quel momento, ha determinato l’esistenza della figlia del Re dei Re? Cosa e come cambia il suo essere in quel breve tempo che la separa dalla morte, lei che non sa che verrà presa in custodia dalla dea? Ifigenia sostituisce parole, crea, per sé, una nuova sintassi, delle nuove regole grammaticali e sonore per rendere plausibile la fine della sua esistenza.
Il peccato originale, quello della nascita di un ideale, la sua perseveranza nelle azioni e delle dinamiche oblique e storte dell’umanità che vive, è l’attrazione infantile ed erotica per la calligrafia, l’incestuosa assenza del divino.
IFIGENIA – SUA FIGLIA
Partitura, regia e interpretazione: Andrea Cramarossa
Aiuto regia: Federico Gobbi.
Casa Madre: Teatro delle Bambole.
Recensioni:
LIBERTÀ A BREMA di Rainer Werner Fassbinder
Adattamento e regia: Andrea Cramarossa
“Libertà a Brema” (“Bremen Freiheit”), è il titolo di un film per la TV del 1972, scritto e diretto dal regista e drammaturgo tedesco Rainer Werner Fassbinder.
La pièce teatrale narra le vicende squisitamente legate alla protagonista, Geesche Gottfried, donna come tante in quel periodo vessate e sottomesse alla soffocante cultura maschilista. La parola dell’uomo prevale su quella della donna e solo esso ha il diritto di pensare, desiderare, muovere e compiere azioni nella società. La donna è relegata nei ruoli di moglie e madre, unici consentiti e per i quali, con abnegazione, essa deve votare la propria esistenza.
LIBERTÀ A BREMA di Rainer Werner
Fassbinder
Adattamento e regia: Andrea Cramarossa
Con: Emilia Brescia, Federico Gobbi, Ilaria Ricci e Caterina Rubini
Allestimento: Andrea Cramarossa
Costumi: Iole Verano - Puppets: Federico Gobbi
Adattamento e regia: Andrea Cramarossa
Recensioni:
Libertà a Brema... con delitti
Gianfranco Morisco - PugliaIn.net
La bellezza teatrale della crudeltà
Manuela Bellomo e Paolo Cilfone - PugliaEccellente
PSICOSI DELLE 4 E 48 di Sarah Kane
Uno spettacolo di Andrea Cramarossa.
Il celebre monologo scritto da Sarah Kane ed interpretato, per la prima volta, da un attore.
Nel buio, la protagonista, si muove, si contorce, crede di colloquiare con altre persone, crede di poter allontanare da sé quel morbo che nell’insoddisfazione dell’inadattabilità, la sta conducendo alla fine del suo cammino che si concluderà in una notte, alle 4 e 48 in una dolce oscurità.
Attraverso la dissoluzione dell’arte (scenica), l’antimateria, ecco che prende forma la vera e possente rappresentazione dell’angosciante vita della protagonista, paure incontrollabili le cui ombre oscurano ogni spazio possibile.
PSICOSI DELLE 4 E 48 di Sarah Kane
Uno spettacolo di Andrea Cramarossa
Regia e interpretazione: Andrea Cramarossa
Luci e fonica: Federico Gobbi // Costumi: Iole Verano
Recensioni:
Sarah Kane, il dolore dell’abbandono nella prigione della vita
Antonio Grieco // CantoLibre
Psicosi delle 4 e 48, il Teatro delle Bambole trafigge col dolore
Mara Auricchio // Il Chaos
Psicosi senza rappresentazione
Fulvio Padulano // Il Pickwick
Psychosis al buio totale
Nicola Viesti // Hystrio
La Psicosi si scioglie in un battito d'ali
Italo Interesse // Quotidiano di Bari
'Psicosi' a Bari, un viaggio nella lucentezza notturna
Teresa Conforti // Puglia
IL FIORE DEL MIO GENET
Spettacolo itinerante tra i bassifondi dell’anima.
Progetto di ricerca: “La lingua degli insetti – Cofanetto 6: Farfalle”.
Guarda il video
del trailer
“Il fiore del mio Genet” è un ricordo, un omaggio, una riflessione sulla poetica estremamente poetica, un ingaggio delle anime perdute, del mondo melmoso e puro di Jean Genet. Due attori si
muovono nelle dimensioni della sacralità e del ladrocinio, della mendicità e della santificazione. Due figure iconoclastiche, ora regali uccelli conquistatori, ora marinai che raccontano, ora
feroci assassini, ora venditori di corpi. Stare con Genet, significa stare dalla parte di chi non è stato ascoltato, di chi ha avuto la maledizione di un destino duro fin dalla nascita, perduto
da un “passaggio” ad un altro, da un genitore ad un altro… Perduto, sì, in una eco infinita di pensieri che nessuno vuole condividere.
Dal non – luogo il poeta è passato e ha lasciato una traccia: due ladri. Due che, come lui, hanno imparato a vendere sé stessi e a rubare, a pregare e a uccidere, a
fuggire e a restare. Il poeta è stato troppo poco tempo, forse, con loro, è stato graziato ed è andato via. Hanno imparato il verso della poesia, hanno imparato a dirle, le poesie.
Non aspettano il suo ritorno, sanno che non tornerà, sanno che dovranno cercarlo anche loro, lasciando quella piccola casa colma di ricordi indigesti, dimenticando il loro patto e la
loro reciproca assenza.
IL FIORE DEL MIO GENET - Spettacolo itinerante tra i bassifondi dell’anima
Drammaturgia: Andrea Cramarossa
Attori in scena: Federico Gobbi e Domenico Piscopo
Costumi e sartoria: Silvia Cramarossa
Maschere: Luigia Bressan
Allestimento e regia: Andrea Cramarossa
Produzione: Teatro delle Bambole
col sostegno di CEA Masseria Carrara, Collinarea Festival, LUCCICA – Festival
delle Arti e Comune di Bari – Assessorato alle Culture, Turismo, Partecipazione e Attuazione del Programma.
Progetto di ricerca: “LA LINGUA DEGLI INSETTI – Cofanetto 6: Farfalle”.
Recensioni:
Michele Pascarella // Gagarin Magazine
Dalla parte degli ultimi
Nicola Delnero // paper street
Il fiore del mio Genet
Emilio Nigro // HYSTRIO.
Scandaloso Genet: il Teatro delle Bambole omaggia un autore scomodo
Paolo Crespi // Milano Weekend.
Il fiore del mio Genet
Chiara Palumbo // Modulazioni Temporali.
la tormentata convivenza
tra il bene e il male.
Dino Cassone.
Genet, santo
subito.
Italo Interesse // Quotidiano di Bari.
Emilia Brescia // Puglia Eccellente.
"Il Fiore del mio Genet” e le grandi
emozioni dell'anima.
Maria Caravella // La Gazzetta Meridionale.
Jean Genet raccontato da Andrea Cramarossa
Gianfranco Morisco // Puglia IN
Tra i bassifondi dell'anima
Maresa Galli // NT Notizie Teatrali
SE CADERE IMPRIGIONARE AMO
Suggestioni dal respiro di una crisalide
Progetto di ricerca:
“La lingua degli insetti – Cofanetto 5: Blattidae e Lepidotteri”.
“Se Cadere Imprigionare Amo” è stato presentato in anteprima assoluta all’ultimo Festival Fabbrica Europa, nel progetto “Era delle Cadute” presso il Teatro Era di Pontedera (PI). Nel mese di Giugno 2014 e dal 14 al 17 Aprile 2015 il processo creativo dello Spettacolo si è arricchito ulteriormente per le residenza presso il Teatro comunale Lari (PI) all’interno della programmazione della Rassegna “RossoScena”.
Lo Spettacolo parla dell’amore, dei sentimenti, delle relazioni sociali e dei meccanismi e delle dinamiche che ci tengono “legati”, per nostra volontà o contro il nostro volere. Dall’incesto alla pedofilia, dall'innamoramento alla schiavitù, dall’antropofagia alla solitudine, ciascun personaggio vive la propria realtà portando con sé un segreto che solo il pubblico potrà svelare.
Il gruppo di ricerca teatrale Teatro delle Bambole è all’opera per dare dignità a questo progetto che ha avuto una gestazione di due anni. Nella gratitudine della bellezza.
È in fase di elaborazione una raccolta di tutto il processo creativo.
Prima apertura: Pontedera (PI), Giugno 2014 – Teatro Era
Seconda apertura: Roma, 21 Maggio 2015 – Teatro dell’Orologio
Debutto: Bari, 27 Febbraio 2016 – Teatro Duse
Lo Spettacolo nella stagione 2015/2016 ha poi avuto repliche a Bari (Teatro Duse), Lari (Teatro Comunale), Torino (Teatro CAP10100) e Milano (Teatro Spazio
Tertulliano).
A Novembre lo Spettacolo è stato accolto al Love Sharing, Festival di Teatro non violento di Cagliari.
SE CADERE IMPRIGIONARE AMO
Canto della scrittura: Andrea Cramarossa
Canto attoriale: Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi, Domenico
Piscopo
Canto delle luci e della musica: Vincenzo Ardito
Canto dei costumi e della sartoria: Silvia
Cramarossa
Canto delle meccaniche di palcoscenico: Francesco Martone
Genere: Surreale – teatro danza – teatro di ricerca / Durata: 70’
circa
Canto della regia // Amore nell’allestimento: Andrea Cramarossa
Rassegna stampa:
La
pronuncia simbolica dei corpi
Fernando Marchiori // www.ateatro.it
Uomini, insetti e degradazione
Michele Di Donato // Il Pickwick
Teatro delle Bambole: che scoperta!
Michele Pascarella // Gagarin Magazine
L’orrore quotidiano e la civiltà del malessere
Antonio Grieco // Napoli Monitor
Se cadere imprigionare amo: la lingua degli insetti e la famiglia.
Francesco Bove // L'Armadillo Furioso
Teatro delle Bambole: la poetica della resistenza
Emilio Nigro // Ruorscena
Angela Villa // Dramma.it
FALSE HAMLET // Opera teatrale in Fa maggiore
Liberamente ispirata a “Amleto” di William Shakespeare
Progetto di ricerca:
“La lingua degli insetti – Cofanetto 7: Lampyridae”.
“False Hamlet”, come destreggiarsi nella finzione, come percepire la realtà. Forse. L’imperatore del dubbio vive la sua perenne incertezza dell’esistere, frastornato dalle richieste dell’essere. Amleto ed Ofelia si ritrovano faccia a faccia in una stanza, una zona franca, dove si dicono tutto quello che pensano l’uno dell’altra. Una sorta di “sfogo”, un continuo recriminare ma anche il monologo d’un fiume in piena dell’uno e dell’altra persona, cercando sotto i tappeti, la fine del loro amore.
Il linguaggio utilizzato è quello che si basa su una narrazione che intervalla lunghi monologhi a sofferti dialoghi; i due personaggi, Amleto ed Ofelia, si destreggiano in un terreno sirtico di difficile navigazione, passando attraverso le indicibili sofferenze della confessione. Il testo è originale ed è ispirato a “Amleto” di Shakespeare, Atto III, Scena I; alcuni frammenti del testo originario, faranno da contraltare alla spudorata finzione della realtà, fino a non comprendere più dove sia il testo del bardo e la sua rappresentazione e dove la finzione vera e propria, in una traduzione che più della parola riguarda l’anima. Nella drammaturgia, verranno proposti passaggi in lingua inglese e in lingua francese; tale scelta deriva dall’esigenza del viaggio e dello spostamento semantico della falsità proposta. Nella messa in scena, si alterneranno video che verranno proiettati coi due protagonisti atti a decifrare scene di vita quotidiana e dove i personaggi saranno spettatori degli attori in scena.
La scelta delle luci ricadrà sulle solite allegorie luminose dei chiaroscuri tipiche della Ricerca del Teatro delle Bambole.
Presentato nel mese dedicato a Shakespeare del Comune di Bari in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
FALSE HAMLET
Con: Isabella Careccia e Federico
Gobbi
Costumi: Silvia Cramarossa - Foto di scena: Maria Panza
Plancia di ripresa: Zerottanta Produzioni -
Sguardo tecnico: Nicola Santamato
Drammaturgia e regia: Andrea Cramarossa
Recensioni:
"False Hamlet"
Paola Teresa Grassi // Shakespearean Tales
"False Hamlet: Teatro delle Bambole e l'Opera in Fa maggiore di
Shakespeare"
Paola Teresa Grassi // Krapp's Last Post
False Hamlet: un bell’Amleto (im)possibile al Teatro Duse
Gianfranco Morisco // PugliaIn
"False Hamlet Opera Teatrale in Fa maggiore"
Emilia Brescia // Puglia Eccellente
"Amleto e Ofelia, niente è
finito".
Italo Interesse // Quotidiano di Bari
MEDEA – Sintesi per quattro respiri
Progetto di ricerca: “La lingua degli insetti – Cofanetto 8:
Ditteri”.
Liberamente ispirato a “Medea” di Euripide.
Medea, mito perenne ed eterno, indigesto alla sua contemporaneità, resta folle e isolato nell’incalzare del tempo.
Medea, nel suo Primo Respiro (“Medea – Quel lungo respiro sul lago”) ha vissuto una Residenza in occasione del Festival Cosmonauti a Settembre 2015.
Trailer dell’esperienza: https://youtu.be/tfKsI7rgvok
Prima apertura al pubblico: 4 Giugno 2016 - Supercinema di Tuscania (VT),
residenza “Progetti per la Scena”, a cura di Vera Stasi, con interventi di Andrea Porcheddu e Silvana Barbarini.
MEDEA – Sintesi per quattro respiri
Con: Isabella Careccia, Silvia Cuccovillo,
Federico Gobbi, Domenico Piscopo e Tita Tummillo
Costumi: Silvia Cramarossa - Durata: 60’
Allestimento, ricerca sonora e regia: Andrea Cramarossa
Rassegna stampa:
La “Medea” di Andrea Cramarossa: un’ipergeometria delle relazioni.
Fabiana Mercadante // Incroci - semestrale di letteratura
Terzo Studio sul Silenzio
LA NEVE CADE SU TUTTE LE ROSE
Soliloquio sull’autismo
Francesco, il protagonista, è un ragazzo di 20 anni, gravemente affetto da autismo. Egli è solo, silenzioso, nella sua stanza, nella gabbia. Veste i panni di
personaggi della fantasia, attraverso i quali comunica le sue emozioni. Ebbene, sì! Francesco ha deciso di utilizzare il travestimento e il teatro per trasmettere al mondo altro dal suo, ciò che
prova e ciò che pensa su determinati argomenti.
Soliloquio, e altro non poteva essere, dato che si parla a sé stessi in immagini e colori rarefatti. La narrazione, poetica, astratta, non difficile eppure estraniante, si forma attraverso tre quadri.
Col sostegno di CEA WWF Masseria Carrara, Cooperativa sociale PER.L.A., Université Grenoble Alpes (Service Culturel), Accademia Avanzi (Utrecht).
Debutto: Febbraio 2015 presso Buurtcentrum Sterrenzicht di Utrecht (Olanda)
Lo Spettacolo nella stagione 2015/2016 ha poi avuto repliche a Utrecht (Buurtcentrum De Leeuw), Grenoble (Amphidice - Université Grenoble Alpes), Trani (Spazio ON e Festival IL GIULLARE) e Tivoli (Teatro Comunale).
LA NEVE CADE SU TUTTE LE ROSE
Di e con: Andrea Cramarossa /
Regia: Andrea Cramarossa / Aiuto regia: Federico Gobbi
Costumi e scene: Silvia Cramarossa / Tecnico audio luci: Vicenzo Ardito
Durata: 60' circa.
TRAVOLTA DA UNO TSUNAMI
Spettacolo che tratta il tema del tumore al seno dalla diagnosi alla guarigione. Tratto dall'omonimo romanzo di Patrizia Rossini, edito da Adda.
La struttura è quella della Tragedia Greca. Una voce si sposta dal canto già confuso del Coro, per farsi strada dentro un canto più profondo, più buio, una voce che talvolta strilla negli abissi del proprio essere. La diagnosi di una malattia terribile, il tumore al seno e da lì, la lotta, confusa, traballante, sconcertante, per poter restare in piedi, per poter essere ancora su questa terra, assieme a tutto il mondo che esiste. La storia è spezzata in due grandi parti. La prima è fuori dal sé, è nella realtà, è un raccontare e un raccontarsi come sono andate le cose, ciò che è successo e ciò che ancora dovrà succedere. Poi, il sipario, si apre. Il Corifeo è nella irrealtà dell’operazione chirurgica: sta sognando. Nel sogno indotto dall’anestesia, tutto freme, in un continuo turbinio di immagini presenti e future e il risveglio si frammenta in piccole parti, illudendoci che il racconto presente sia ciò che sta accadendo, ma è solo la visione distorta di ciò contro cui il Corifeo dovrà fare i conti. Perché tutta questa sofferenza? Non c’è una risposta, non ci è dato di sapere… è una tragedia e come tale va affrontata, con quella luce fissa nel cuore, una luce che soltanto gli eroi hanno la forza di stringere nella propria mano e farne coraggio, battaglia, vittoria.
Debutto: 3 aprile 2014, Nuovo Teatro Abeliano di Bari
Cura della drammaturgia: Andrea Cramarossa e Patrizia Rossini.
Con Caterina Firinu e con
Stella Addario, Isabella Careccia, Patrizia Labianca, Antonella Ruggiero. Muische dal vivo composte ed eseguite da Marco Malasomma. Voce cantata di Chiara Liuzzi. Performing coach Donatella
Tummillo.
Regia di Andrea Cramarossa.
KAFKA NEL REGNO DEI CIELI
Lo spettacolo è un monologo di narrazione surreale, dove la vita e la biografia di Kafka si sposano e si mescolano ai suoi stessi racconti.
È diviso in tre parti; ognuna è la rappresentazione prima del padre, poi della madre e infine dello spirito santo.
I personaggi monologanti sono rappresentati sottoforma di animali antropomorfizzati: un uomo con testa di mostro per la prima parte; un uomo con la testa di maiale
per la seconda parte; una donna con la testa di maiale per l’ultima parte.
Per sottolineare l’animo cupo e l’aggettivazione alla quale lo stesso nome “Kafka” è stato d’ispirazione (“kafkiano”, appunto), l’attore in scena, utilizzerà luci presenti sul palco (torce,
abat-jour, candele, lumini, luci d’interno) e registratori a nastro (stile anni ’80) per la musica ed altre voci registrate, in modo da rendersi assolutamente autonomo dal punto di vista
tecnico.
Presentato al Collinarea Festival 2013 e a Itineraria Festival 2013.
Scritto, diretto e interpretato da Andrea Cramarossa.
CONCERTO IN SOL MAGGIORE
PER GIARDINO D'INFANZIA
Maroel, Baptiste e Lucille, sono tre orfani rinchiusi in un orfanotrofio situato in un non luogo qualsiasi alla fine dell'800. La loro vera vita la vivono nella
soffitta dello stesso stabile, di notte, quando si ritrovano per raccontarsi delle storie fantastiche, immaginarie. Loro, non sono mai stati scelti, storpi, ritardati, monche creature
abbandonate. Come topi, nutrono la loro anima per sfuggire all'incendio che li devasta.
http://www.youtube.com/watch?v=PIlt8-yTyKE
Presentato al Collinarea Festival 2012.
Con Patrizia Labianca, Dino Parrotta, Antonella Ruggiero.
Drammaturgia e
regia di Andrea Cramarossa.
Spettacoli fuori produzione:
IL TERZO UOMO
2007-2011
Spettacolo del programma di ricerca "Dalla parola al legame". Tournè nazionale.
Scritto e diretto da Andrea Cramarossa;
con Mariangela Dragone e Claudio Ciraci.
GIMPEL TAM (OVVERO DELL'IDIOTA)
2005
Spettacolo liberamente tratto dai racconti "Gimpel l'idiota" e "Lo specchio" di Isaac B. Singer.
Diretto e interpretato da Andrea Cramarossa.