Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi 2023 - XXVII Edizione
FOCUS Vent'anni di Teatro delle Bambole
Le opere nell’esposizione Cosmogonie Incorpo. 1., sono state realizzate nel maggio 2023 da Andrea Cramarossa presso il Museo Nitsch di Napoli, assistente Federico Gobbi.
COSMOGONIE INCORPO. 1.
Mostra di Andrea Cramarossa
30.08______10.09.2023
Inaugurazione: 29 agosto 2023 - ore 19.30
Museo Diocesano San Riccardo
Via Domenico de Anellis, 48 - Andria
Orari: Da Lunedì al Venerdì
(9.30-12.30 / 16.30-20.00)
Tel.: 0883 593382
museodiocesano@diocesiandria.org
C'è stato un tempo in cui il tempo del rito s’è fatto essenza, dionisiaca presenza, orgia di profumi e di canti in un vortice universale di infinita, umana, comunione. Quel tempo è stato anche un processo di studio e occasione di entrare nell’arte performativa attraverso l’opera giovanile di Hermann Nitsch intitolata “EDIPO RE. Una teoria di rappresentazione del dramma 1964” (Edizioni Morra, Napoli, 2001). Dal processo e dalle azioni dei performer, sono scaturiti svariati "resti", materiali che Andrea Cramarossa ha rimaneggiato per dare loro una forma estetica-estesica in concordanza con un sentire cosmogonico primitivo. Il profumo delle radici di abeti e faggi intride queste opere; il volo dei calabroni ne ha segnato il miraggio; derma stellare ha lacrimato sudari incandescenti. Attori e attrici hanno tracciato un percorso volto a fondare una effimera comunità in nome dell'arte, e volgono lo sguardo al pubblico come lucidi reliquiari. (Andrea Cramarossa)
EDIPO. CORPO DI VOCE.
Workshop di arte performativa destinato a performer, attori, danzatori, cantanti condotto da Andrea Cramarossa.
30.09______03.09.2023
Presentazione del lavoro al pubblico:
Domenica 3 Settembre 2023 - ore 19.00
Ex Macello Comunale
Via Don Riccardo Lotti, 153 - Andria
Per informazioni:
info@teatrodellebambole.it
BORGES
Soggetto e sceneggiatura: Andrea Cramarossa.
Con: Searus Aynsley, Karim Orome, Toulibaly Mohamed Seba, Fousseyni Sissoko.
E con: Andrea Cramarossa, Caterina Firinu, Federico Gobbi, Domenico Piscopo.
BTS Operatore di macchina: Bob Zane Gilbert.
Sound: Shay Bonilla-Allard.
Fotografo di scena: Gennaro Gargiulo.
Montaggio: Vincenzo Ardito.
Produzione: Teatro delle Bambole.
In collaborazione con: Mama Africa, Migration and Diaspora Studies – Bari Summer School, Sheffield Hallam University, Department of Law and Criminology and Helena Kennedy, Department of Film and TV, Comune di Bari – Assessorato al Welfare, Centro polifunzionale “Casa delle Culture” della Città di Bari, Cooperativa sociale Medtraining, Cooperativa San Giovanni di Dio, Società Cooperativa Sociale Auxilium, Kiné, Sinapsi Produzioni Partecipate.
Regia: Andrea Cramarossa.
BORGES
Cortometraggio di Andrea Cramarossa
5 Settembre 2023 (17.00-21.00)
6 Settembre 2023 (17.00-21.00)
7 Settembre 2023 (17.00-21.00)
Casa Accoglienza "S.M. Goretti"
Via Quarti, 11 - Andria
“La terra è un paradiso. L’inferno è non accorgersene”.
(Jorge Luis Borges).
Il cortometraggio “Borges” non è un omaggio al grande scrittore, poeta e filosofo argentino, ma una immersione in una distillata porzione del suo realismo magico, attraverso la distorsione del tempo non-tempo di un esilio forzato. All’interno di un percorso di esperienze umane e culturali con i migranti giunti nel nostro Paese dalle più svariate vie ma, molto più frequentemente, dal mare e in condizioni tutt’altro che gioiose, solitamente drammatiche e di fuga dagli orrori delle guerre, delle malattie, della povertà, dell’ingiustizia, percorso messo in campo dal gruppo di ricerca teatrale “Teatro delle Bambole”, il pensiero e la visione poetica di Borges si colloca nell’ipotetico momento di solitudine del migrante all’interno di un contesto sociale e culturale lontanissimo dal suo. Qualcosa di “magico” e di “mitologico” prende forma nella mente e nello spirito. Qualcosa che incanta l’immaginazione su aspetti consueti della realtà che, però, vengono tradotti in un proprio canto personale, intimo, per riuscire a “farsi compagnia”, per trovare consolazione, ristoro, in un vorticoso smarrimento.
Si finisce col leggere se stessi scrivendo una biografia veloce fatta di immagini e di brevi istanti di sollievo, illudendosi, in un tempo minuto, di aver poggiato il proprio piede sulla terraferma, quando, invece, si continua a galleggiare, fluttuare, nell’immensa incompiutezza esistenziale.
(Andrea Cramarossa)
Riconoscimenti:
POOMBUKAR INDEPENDENT FILM FESTIVAL
- Best Documentary Short Film;
Rohip International Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Europe Short Film;
- Best Documentary Short Film;
Kodaikanal International Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Europe Short Film;
- Best Documentary Short Film;
TAIWAN INTERNATIONAL SHORT FILM FESTIVAL
- Best International Short Film;
- Best Experimental Short Film;
- Best Documentary Short Film;
TANZANIA INTERNATIONAL FILM FESTI VAL
- Best International Short Film;
- Best Experimental Short Film;
- Best Documentary Short Film;
Goldfish International Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Experimental Short Film;
- Best Europe Short Film;
Keezhadi International Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Experimental Short Film;
- Best Europe Short Film;
- Best Documentary Short Film;
MERMAID Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Experimental Short Film;
- Best Documentary Short Film;
Lvory International Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Europe Short Film;
- Best Documentary Short Film;
Vidvin International Film Festival
- Best International Short Film;
- Best Documentary Short Film;
Sri Matha Film Award
- Best International Short Film;
- Best Experimental Short Film;
- Best Europe Short Film;
- Best Documentary Short Film;
Mayavaram International Film Festival
- Best International Film.
LA MITE
dall’omonimo racconto di Dostoevskij.
Canto della scena: Federico Gobbi.
Canto dell’adattamento del testo, allestimento e regia: Andrea Cramarossa.
Casa madre: Teatro delle Bambole.
Sab. 9 Settembre 2023 (ore 21.00) Dom. 10 Settembre 2023 (ore 20.00)
Auditorium Diocesano LA VALLISA
BARI - Strada Vallisa, 11
Sinossi. Sinossi. Nel racconto LA MITE di Dostoevskij le azioni dei personaggi che si susseguono nell’incalzante ritmo narrativo, sono il riflesso delle deflagrazioni che avvengono dentro e fuori l’animo umano, una sequela di atti che appaiono per lasciare spazio ad una visione tragica e ad un significato filosofico dell’essere umano e del suo mondo. La protagonista della storia, la Mite del titolo, si trova a raccontarsi per bocca d’un marito che non si dà pace, mentre resta proprio lì, nei pressi di quei due tavoli da soggiorno avamposti d’un ozio in spregio ad una luna di miele mai celebrata e sempre agognata, sperata, declamata. Tante domande senza risposte, una ad una in schianto contro lo sguardo di “severa meraviglia” che ha dissolto il loro amore di marito e di moglie, sposi per “caso” e per “istanti”, adoranti del corpo dell’altro in tempi asincroni, assieme all’insostenibile spazio lasciato inabitato dalla moltitudine di parole stracciate e appese nell’atrio d’una taciuta vergogna: l’inutile tormento d’un arrogante silenzio.
Per informazioni:
347 3003359
info@teatrodellebambole.it
Il cortometraggio
IL VOLO DELLA FARFALLA
di Andrea Cramarossa
è finalista al Premio Sottodiciotto Film Festival di Torino.
IL progetto, svolto con gli studenti della scuola primaria di secondo grado "Casavola - D'Assisi" di Modugno (BA), è stato sviluppato attraverso il progetto PON "Ciak, scuola in corto!"
e si è concluso nel 2019.
“Abbiamo sentito negli anni l’esigenza di incontrarci, di parlarci. Probabilmente non ce ne siamo mai accorti. Probabilmente è saltato questo appuntamento. O è stato comunque un appuntamento fugace, poco profondo.
Per il “dopo” vorrei provare a portarmi proprio questo: la possibilità di riscoprire una volontà di incontro che vada al di là dei soldi, al di là di una finalità che non sia quella della reciprocità.
Potersi ritrovare per ricostituire una comunità che è stata quella teatrale, quella degli artisti, dello spettacolo dal vivo così detto o, più in generale, di tutti coloro che stanno dentro questo grande processo che rende l’uomo anche così speciale.
Ritrovarsi per il piacere della reciprocità, senza un fine, senza un obiettivo determinato e determinante perché questo può diventare facilmente una nuova forma di separazione, che è ciò che abbiamo vissuto poi in questi ultimi tempi a cominciare proprio da una determinazione, io credo, e che, sospendendo il giudizio, un po’, questo voler sospendere il giudizio ma che un po’ in alcune parole ho trovato in certi momenti pesanti e che un po’ serpeggiato questo sentimento o volontà o risentimento nel voler comunque creare divisioni in qualche modo. Trovo che questo non sia giusto, soprattutto in questo momento.
Quindi mi prendo sicuramente gran parte di quel sogno che ha voluto regalarci con il suo racconto Serrani. Lo tengo perché io lì ho trovato qualcosa con ciò che considero sacro e che nessun FUS potrà mai monetizzarmi, tanto meno strapparmi via in nessun modo e che mi porterò sempre con me ed è ciò che mi permette ancora di essere anche qui perché ritengo che sia qualcosa di assolutamente condivisibile, condiviso, che sia vissuto, che sia presente e che sia ancora riproducibile nella parola e nel gesto. Queste parole, questi gesti che sono così importanti e che hanno dei significati che sono davvero DAVVERO - veramente importanti - sono un dono continuo che noi possiamo fare, che noi possiamo decidere di fare e riscoprirlo in questo momento, secondo me, è importante. È importante riappropriarsi del meccanismo del dono, è importante riappropriarsi del meccanismo della reciprocità. Ed è quello che stiamo facendo in questo momento. Quindi stiamo riscoprendo quel fuoco centrale. Stiamo riscoprendo man mano, man mano che il tempo passa e man mano che ci incontriamo e ci parliamo tra sconosciuti, forse, o tra conosciuti… ma impariamo a conoscerci ancor meglio attraverso questa forma ectoplasmatica ed ectoplasmante di noi stessi. E qui però possiamo iniziare a ritrovarci. A ritrovarci come un seme per poter granire dopo, poi, in un terreno più fertile, di una fertilità che ci possa permettere di guardarci veramente negli occhi e quindi io in questo “dopo” spero, spero veramente che si possa uscire da un meccanismo che ci ha costretti in una mercificazione, in una quantificazione di tutto. Finalmente è crollato tutto. Benissimo. Allora abbiamo una nuova prospettiva rispetto al tempo, e quindi ce l’abbiamo rispetto allo spazio. Ce l’abbiamo rispetto a quello spazio, a quel teatro che era stato trasformato in una cavità, non era più uno spazio. Non era più il Teatro il luogo del non-luogo. Non era più eterotopico. Non era più una nave che ci garantiva di viaggiare da un continente all’altro.
E il meccanismo del sogno che è stato raccontato, che ha voluto raccontarci Serrani prima, è quello. È lì che dobbiamo, secondo me, risalire. In quel meccanismo. Farci traghettare noi stessi che quel sogno lo abbiamo fabbricato - lo abbiamo sognato - l’abbiamo costruito. Noi stessi possiamo riprendercelo quel sogno perché un po’ è stato frantumato. E ora noi, secondo me, lo stiamo vedendo questo sogno frantumato. Il nostro sogno è andato in pezzi, vediamo i frammenti.
Volevo riprendere, per concludere, alcune parole che sono state dette.
Resistenza. Si è parlato di resistenza. Ma noi l’abbiamo sempre fatta. La facevamo anche prima questa resistenza.
Siamo isolati. Ma eravamo isolati anche prima. Eravamo isolati anche prima.
Allora che cos’è questa resistenza? Che cos’è questo isolamento che abbiamo vissuto e che viviamo adesso?
Adesso invece io sento che siamo molto meno isolati e siamo molto meno in fase di resistenza rispetto a prima perché avevamo qualcosa o qualcuno che ci divideva, ci costringeva ad essere divisi.”
Andrea Cranmarossa
Lunedì 27 aprile 2020
Intervento nell’Assemblea aperta dei teatri e della danza
“Il futuro non viene da sé” organizzato da Altre Velocità.
ARTEMVTA.
Estetica e Ricerca sono le strade che abbiamo scelto per iniziare il nostro cammino. Questo sentiero che vediamo, oggi, inscurito dalle lunghe ombre dell'incertezza,
lo calpestiamo con determinazione e con un senso di allerta, vigili e inespressivi, volgiamo lo sguardo verso qualsiasi respiro o fremito vitale per carpirne la presenza.
Siamo consci che l'attualità ci sovrasta; siamo consci che l'esasperazione degli stati d'animo e le continue pressioni determinate anche dall'impossibilità del
vivere premono in noi tutti come insaziabili urgenze; siamo consci che la nostra azione debba passare prima da una consapevolezza del permanente e di un sentire più profondo al fine di poter
osservare lucidamente cosa fanno con noi le nostre stesse istanze, come e in che cosa ci stanno trasformando; siamo consci che non sia più possibile guardare al presente come a una replica di un
passato recente che non ha funzionato, che ha reso le nostre vite automatiche e meccaniche.
L'Estetica darà forma all'Etica, le Ipotesi, alla nostra Ricerca, coagulando il Tempo nella auspicabile ipostasi di un sentire sincero.
Sarà la Natura l'oggetto del nostro agire interiore; sarà la Natura l'atto che vedremo compiersi nella qualità di una rivoluzione che si riappropria della sua
oggettività. Ascolteremo la Natura quale unico Maestro della nostra Vita e della nostra Arte.
ARTEMVTA, vuole racchiudere in questo contesto oggi possibile, proprio l'idea di una nuova possibilità e emancipare il "ricercare" dalla sua intrinseca natura
tautologica per farne strumento concreto, anche lavorativo e anche di dignità dell'artista lavoratore, per saziare il motore dei propri bisogni e desideri in una catena di indizi d'austera
felicità, per una responsabilità nuova, più sobria, in grado di collocare l'essere umano, e non la sua immagine, in dialogo con tutte le forme viventi e inerti del Pianeta, osservandone le figure
ben oltre la rappresentazione di sé.
ARTEMVTA, chiederà ad altre compagine di ricerca, gruppi formali e informali, di teatro e delle varie forme meticce e transculturali, e ai singoli artisti puri e
meticci, di intraprendere questo cammino assieme, per ora in qualità evanescenti, costretti dal nostro etereo peregrinare, per fare della nostra presenza, dentro e fuori dalla nostra Arte,
l'Heimat irriducibile della nostra immanenza, del nostro corpo, poiché se riconosciamo il "nostro" in qualità di casa-corpo, cioè di bene comune, sarà sensibile l'apertura del nostro sguardo
verso la visione di un "noi" plausibile e sincero.
Partner culturale del Teatro delle Bambole:
Diari di Cineclub // Periodico indipendente di cultura e informazione
cinematografica.